A Berlino, durante l’assemblea annuale, la Federazione europea dei giornalisti ha bocciato il ddl di Silvio Berlusconi sulle intercettazioni. Primo perché non conforme alle convenzioni internazionali dei diritti dell’uomo. Secondo perché tenta di condizionare la libertà di stampa.

Ma è davvero così? O nel nostro paese, come afferma il governo, si è abusato delle intercettazioni? Difficile rispondere a questi quesiti. Soprattutto in Italia dove tutto è reso volutamente complicato. Complicato da com-prendere. Intendere a pieno. Su alcuni punti, però, non si può assolutamente relativizzare. Primo punto: tutti hanno diritto ad essere tutelati.

Nella nostra penisola non esistono soltanto piaghe come la camorra, la mafia, la  ‘ndrangheta , ma anche usura, pedofilia, violenze e abusi di ogni genere. E lì, dove il sospetto si concretizza, si deve sempre e comunque indagare. Per assicurare al cittadino quel principio naturale che porta il nome di giustizia.

Secondo punto: nessuna società può definirsi civile senza una comunicazione libera e indipendente. Fruibile per tutti e in grado di maturare coscienza critica nell‘opinione pubblica. Ben vengano, quindi quei giornalisti che apertamente hanno dichiarato di voler, comunque, nonostante il ddl, continuare ad informare. Mal vengano, invece, quelli che continueranno a farlo dimenticando i principi fondamentali dell’etica dell’informazione. Principi quali l’obiettività, l’imparzialità, il pluralismo, il rispetto per le persone coinvolte, senza discriminazione.

Libertà di pensiero, per un giornalismo etico. A partire, però, da un’etica giustizia.