Napoli - Lo sterminator Vesevo è da sempre l’ispiratore della sua produzione artistica. Col vulcano Luigi Franzese vive in una sorta di simbiosi, ne trae i colori, le pietre, la polvere, le luci per le sue opere, in una perfetta mescolanza cromatica. “Tanto da rappresentare oggi una delle più importanti e innovative espressioni della pittura italiana” (Grassi, Menna, Argan e Biorsi). Dalla sua casa nel Parco del Vesuvio, Franzese è nato a San Giuseppe Vesuviano 55 anni fa, mostra giorno dopo giorno di avere la sua terra di fuoco scolpita dentro. Davanti ad una sua opera é come poggiare una candida mano sulla pietra infuocata dal calore della controra nei pomeriggi dell’estate vesuviana. E le sue opere più rappresentative sono in mostra al Maschio Angioino di Napoli da sabato 18 dicembre a lunedì 3 gennaio. Nella suggestiva cornice partenopea del maniero angioino, Franzese é stato presentato da professor Guido d’Agostino, della Federico II, dal professor Santino Campagna, responsabile nazionale istruzione artistica e dalla professoressa Antonella Nigro presidente del centro studi Hemera.
Franzese è un artista vero perché come ogni grande artista vive tutti i ciclici conflitti di chi vorrebbe fuggire via dalla sua terra, che invece lui mostra, attraverso i suoi quadri, di amare profondamente.
Il suo modo di essere lo fa apparire sfuggente, timido, quasi intollerante e, invece, la sua pittura ci narra quanto lui sia in grado di essere caloroso, affettuoso, amorevole. Lui non è un bravo imbonitore, non è un pittore su commissione, è uno spirito libero, una mano sciolta. Proprio per questo, ad oggi, il filone della sua miniera artistica è stato inesauribile.