San Giuseppe Vesuviano - Se ne parla da tempo e negli ultimi giorni è divenuto di stringente attualità. Un ciclone giudiziario potrebbe abbattersi, da un momento all’altro, sull’amministrazione comunale. Se così fosse creerebbe uno sconvolgimento negli attuali equilibri politici. Giù dal piedistallo cadrebbero alcuni dei mammasantissima locali abituati a fare il pieno di voti alle elezioni. A far propendere per questa tesi contribuirebbero i tre filoni d’inchiesta aperti dagli inquirenti e tutt’ora in corso. Indagini che direttamente o indirettamente coinvolgerebbero il Comune e l’amministrazione comunale.

Tutto ha avuto inizio con l’invio della commissione d’accesso, a cui spetta il compito di svelare eventuali collusioni tra il sistema politico e quello malavitoso. Sotto la lente d’ingrandimento di Carli e colleghi stanno passando migliaia di documenti, appalti, delibere e determine, frutto dell’attività amministrativa attuale e passata. Una mole di lavoro che ha richiesto un supplemento d’indagine che si protrarrà fino al 15 luglio prossimo.

A soffiare sul fuoco della teoria dello scioglimento per infiltrazione dell’amministrazione comunale c’è stato nei giorni scorsi in ulteriore avvenimento. E’ stata la conferenza stampa, dopo gli arresti di presunti camorristi, tenuta dal dirigente del locale commissariato di Ps, dottor Iodice, il quale ha parlato apertamente di “collusioni dirette, frutto di intercettazioni telefoniche, di incontri elettorali e di presenze in liste, tra personaggi affiliati a clan locali e esponenti del Mpa, (partito che regge le sorti dell’amministrazione comunale sangiuseppese, ndr)”.

Un terzo filone d’inchiesta ha preso l’avvio e coinvolgerebbe l’attività di alcuni dipendenti comunali, i cosiddetti esperti di edilizia degli uffici tecnico e polizia municipale. Starebbe per essere scoperchiato il pentolone che conterrebbe gli ultimi dieci anni di un’attività antiabusivismo che a San Giuseppe Vesuviano sarebbe andata avanti non proprio legittimamente e assai “sui generis”. C’è da fare chiarezza su presunti intrecci che avrebbero portato più di un responsabile a chiudere un occhio su illeciti edilizi o a ritardare i controlli di rito ai cantieri spuntati come funghi a San Giuseppe Vesuviano. La cittadina commerciale vesuviana nel 2008 ha ricevuto il primato di località dove si è registrata la più alta incidenza di abusi in materia di edilizia a Napoli e provincia.

Ci sarà anche da accertare da dove partivano e da chi erano impartiti gli ordini a chi avrebbe dovuto fare il suo dovere e invece, visti i risultati, erano avvezzi a chiudere un occhio o ritardare la chiusura dei cantieri abusivi. Una consuetudine che avrebbe concesso a potenti famiglie della zona di edificare a loro piacimento. E di trasformare addirittura vecchi depositi in locali adibiti a luoghi di pubblica utilità, cambiando con un colpo di spugna cubatura e destinazione d’uso di vetusti immobili. Sembrerebbe che il “sistema” funzionasse anche per rimpinguare le tasche dei soliti professionisti. Questi come una sorta di capolinea sarebbero stati “consigliati” agli abusivi per la loro difesa.